Mancò la fortuna, non il valore
riporta una bianca targa marmorea su un cippo nel deserto egiziano. A porla furono i Bersaglieri del 7° Reggimento il 1° luglio 1942, sulla strada per Alessandria; deserto, solo sabbia e qualche sasso.
Ben presto i rifornimenti cominciarono a giungere sempre più centellinati, i soldati cominciarono a lavarsi con la sabbia e a razionare acqua e viveri. La benzina per gli autocarri scarseggiava e quella arrivata via mare era sempre di meno a causa dell’affondamento dei trasporti operati dalla RAF e dalla Royal Navy. Ma i soldati italiani resistevano affrontando i carri armati inglesi con bombe a mano e bottiglie incendiarie, saltando fuori dalle buche e dalle trincee. Erano i ragazzi della Divisione Paracadutisti Folgore,
Tra il 23 ottobre 1942 e fino al 5 novembre, un’incredibile ondata di fuoco si riversò sul fronte italiano. Senza più mezzi corazzati a difesa, l’accerchiamento delle forze italiane fu portato a termine in breve tempo. La resistenza durò fino a quando gli ultimi capisaldi tenuti dai resti della Folgore caddero.
Sul fronte egiziano di El Alamein venne scritta una delle pagine più eroiche di tutta la Seconda Guerra Mondiale. Winston Churchill dirà durante un discorso alla Camera dei Comuni: “Dobbiamo davvero inchinarci davanti ai resti di quelli che furono i Leoni della Folgore!”.
A Quota 33, una bassa collina sulla litoranea per Alessandria, sorge oggi il Sacrario Militare italiano in cui hanno trovato l’ultima dimora 5200 militari (di cui quasi la metà ignoti), rinvenuti negli anni immediatamente successivi alla guerra tra le dune del deserto. Voluto e realizzato dal Colonnello del Genio Paolo Caccia Dominioni che combatté tra quelle dune
Tratto da: segretidellastoria.wordpress.com